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26 agosto 2008

Rischio alimentare per i bambini: troppo alluminio nel latte in polvere


L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha abbassato di ben sette volte la soglia di sicurezza per l’assunzione di alluminio: la quantità di metallo nella dieta settimanale degli europei non dovrebbe adesso superare 1 mg per chilo di peso.L’alluminio è naturalmente presente nell’ambiente e viene anche prodotto da alcune attività umane, come attività minerarie e industriali e nella produzione di alcuni composti; tuttavia, la principale via di esposizione all’alluminio per la popolazione è attraverso gli alimenti e l’acqua potabile, che costituisce un’altra fonte di esposizione, sebbene secondaria. Ulteriori esposizioni possono derivare dall’uso di composti dell’alluminio nei farmaci e nei prodotti di consumo.Secondo il parere scientifico del gruppo di esperti, emerge che la maggior parte degli alimenti non trasformati contiene di norma meno di 5 mg di alluminio per chilogrammo. Concentrazioni più elevate sono state invece riscontrate più frequentemente nel pane e prodotti dolciari, in alcuni tipi di verdura (spinaci, ravanelli, lattuga), prodotti caseari, salsicce, cibi ricchi di zuccheri e nella maggioranza dei farinacei e delle farine.Dalle ricerche svolte in Francia, Italia, Olanda, Inghilterra e Svezia, l’assunzione media settimanale di alluminio per un adulto varia da 0,2 e 1,5 mg/kg di peso; mentre nei bambini e nei giovani può raggiungere i 2,3 mg/kg (due volte la soglia fissata). Come afferma l’Autorità: “In genere nei bambini l’assunzione alimentare, se espressa sulla base del peso corporeo, risulta maggiore rispetto a quella degli adulti, pertanto i bambini costituiscono il gruppo con la massima esposizione potenziale all’alluminio per chilogrammo di peso corporeo”.Allarmante la parte la parte relativa al latte in polvere: “Il gruppo di esperti AFC ha osservato che, per alcune singole marche di prodotti per lattanti (a base di latte o di soia) la concentrazione di alluminio era circa 4 volte superiore alle concentrazioni medie calcolate (vedi sopra), con una conseguente esposizione potenziale quadruplicata per i lattanti che consumano costantemente una di queste marche”.A tal proposito, Catherine Leclercq, membro del gruppo di esperti che ha redatto il documento, afferma che “sarà necessario effettuare controlli su tutti i tipi di latte commercializzati”.

(Redazione Web Prontoconsumatore - Redattore AM)

18 agosto 2008

Professionisti dell'alimentazione con un master universitario


Valorizzazione delle eccellenze gastronomiche nazionali con una attenzione particolare all'educazione alimentare del bambino e dell'anziano, non solo conoscenza approfondita degli alimenti, del loro valore gastronomico e delle loro benefiche proprietà nutrizionali

Sono questi gli obiettivi del Master in "Scienze Gastronomiche e Patologie Alimentari" che sarà attivo presso il Polo universitario di Rieti, da novembre 2008. L'Università La Sapienza Facoltà di Medicina e il Consorzio Universitario Sabina Universitas hanno ritenuto di varare questo master, novità assoluta per il Polo reatino, con il patrocinio e il contributo di Confindustria Rieti, Camera di Commercio e del Gambero Rosso. Il corso ha lo scopo di formare professionisti in attività produttive in campo alimentare, finalizzate anche alla progettazione d'interventi di prevenzione riguardanti tutti gli aspetti del comportamento alimentare. I futuri operatori economici di scienze gastronomiche si formeranno attingendo dalle eccellenze del territorio reatino con stage presso aziende e punti di ristoro. In particolare, saranno prese in esame, le principali produzioni caratteristiche dell'alimentazione mediterranea: olio d'oliva, formaggio, salumi, pasta, pesce, vino. Il bando del master è stato pubblicato sui siti Internet www.scienzegastronomiche.it, il web della Sabina Universitas e quello della Sapienza.
(iltempo.ilsole24ore.it - 03/08/08)

12 agosto 2008

PRODOTTI LOW COST ALL'ATTACCO MADE IN ITALY



Il prezzo è allettante, ma secondo gli esperti la qualità nutritiva è nettamente inferiore. Sono i prodotti ortofrutticoli low cost provenienti dall'estero che, se attirano i consumatori per la convenienza, non hanno pari con i loro omologhi italiani per l'apporto di antiossidanti e vitamine. Dalle cipolle, all'aglio, a pesche, albicocche, uva, mele ed agrumi, la frutta e verdura proveniente da Argentina, Cile, Cina, Spagna, Portogallo e Tunisia rappresenta, secondo la Coldiretti, il 10% di quella in vendita. Ma se questi prodotti non deludono, soprattutto per il prezzo, per il nutrizionista Giorgio Calabrese, le cose cambiano per i nutrienti presenti. "Il microclima in cui vengono coltivati - spiega Calabrese - assicura loro una nettà superiorità per la presenza di antiossidanti e vitamine, in particolare per agrumi, aglio e cipolle". Le arance italiane, ad esempio - sottolinea il nutrizionista - "hanno il doppio di sostanze benefiche rispetto a quelle straniere, che si trovano in vendita anche in estate. L'aglio italiano, invece, contiene solfuro d'allile e antiossidanti di un certo livello che non hanno paragone con quello proveniente dalla Cina. E la cipolla di Tropea è quasi irripetibile anche per il contenuto di caroteni". Lo stesso discorso vale per pesche e albicocche da Spagna, Portogallo e Tunisia, e per l'uva cilena, argentina o brasiliana. Questi prodotti, proprio perché simili all'originale - rileva Coldiretti - "spesso vengono spacciati dai venditori per italiani". E così "limoni argentini o spagnoli si trovano in vendita come 'limoni della costiera amalfitana', mele argentine o cilene vengono vendute come trentine, fagioli e aglio asiatico come fagiolo di Lamon e aglio bianco del Polesine". Secondo l'organizzazione, a tutela dei prodotti italiani sono quindi necessari controlli sul rispetto delle norme sull'etichettatura, che obbligano a indicare l'origine degli alimenti con appositi cartelli. La Cia, invece, lamenta le speculazioni sui diversi costi di produzione, e chiede "di poter giocare alla pari almeno sulla sicurezza alimentare, attraverso controlli alla frontiera più severi". Dallo stesso Calabrese, invece, è giunto l'invito agli agricoltori italiani a "darsi l'obiettivo di vendere i prodotti tipici a minor prezzo per un certo periodo, considerato che siamo in un periodo di vacche magre". Il nutrizionista dà anche un suggerimento ai consumatori: "comprate i prodotti a chilometri zero, dai produttori vicino a dove abitate". La guerra al made in Italy, comunque, è anche più forte all'estero, dove Coldiretti stima "sia falso un piatto italiano su tre con il fatturato dei prodotti made in Italy taroccati che supera i 50 miliardi di euro".

Ansa.it - Roma - 12/08/08

11 agosto 2008

Intossicazione alimentare per tre anziani a Sanremo


Sanremo - I tre si sarebbero sentiti male dopo aver mangiato della pasta condita con i pomodori raccolti nel loro orto

Tre anziani (un uomo di 77 anni, la moglie di 82 e la sorella di quest’ultima) abitanti a Sanremo in strada Borgo Tinasso nel pomeriggio di ieri sono rimasti vittime di un’intossicazione alimentare. I tre si sarebbero sentiti male dopo aver mangiato della pasta condita con i pomodori raccolti nel loro orto: subito soccorsi, sono stati trasportati all'ospedale Borea. Polizia e Asl hanno avviato una serie di accertamenti.
(Riviera24.it – 11.08.08)

07 agosto 2008

Crolla consumo bevande nei mesi estivi: -6%


Primo semestre negativo; più colpiti i bar tradizionali: -7%

Preoccupante calo dei consumi di bevande estive fuori casa. Il primo semestre 2008 si è chiuso con un -6%, che è confermato anche per i mesi estivi. Il dato emerge dalla periodica indagine realizzata da Cda (Consorzio distributori alimentari), gruppo indipendente italiano di distributori, che rappresenta oltre l'11% del mercato italiano della distribuzione di liquidi alimentari. Responsabile del fenomeno è l'inflazione ma anche il caldo estivo che ha tardato ad arrivare.
Secondo l'indagine, che si basa sui dati di oltre 16mila pubblici esercizi, la situazione è peggiore al Nord, dove i consumi calano del 7,36% nel Nord Ovest e sfiorano un calo del 10% al Nord Est. Meno preoccupante il dato del Sud (-4,49%), mentre tiene il Centro, dove i consumi di bevande fanno registrare un +1,35%.
I canali più colpiti "sembrano essere i bar tradizionali", spiega il Cda, dove il calo sfiora il 7%. Ma soffre anche tutto il comparto della ristorazione che, in linea con la media nazionale, fa registrare un netto -6,19%. Migliore la situazione dei locali dedicati al tempo libero serale, dove, complice la stagione, il calo è del 3,38%.
E' netta la flessione per gli sciroppi, ingrediente primario dei cocktail, con quasi il -22% pressoché in tutti i comparti. In caduta libera i cosiddetti ready to drink, con una media di -18,24% (e un calo di oltre il 20% nel comparto dei bar e nella ristorazione e di quasi il 10% nei locali serali). In difficoltà anche aperitivi monodose (-10,28%), bibite piatte (-9,30%) e birre (-9,39%). Ma sia per le bibite piatte che per le birre, spiega il Consorzio, il calo dei consumi fa segnare percentuali meno preoccupanti nei locali del tempo libero serale (-2,19% e -3,78%), dove invece scendono di molto i succhi di frutta (-13,32%), gli aperitivi e i vermouth (-10,84%).
Perdono terreno i cosiddetti vini speciali, con un "allarmante -9,34% nella ristorazione e un -10,45% nei locali serali, a fronte anche di un tasso di inflazione che supera il 6%". Tiene bene l'acqua, che perde solo il 4%. Unica voce fuori dal coro gli energy drink, che crescono del 7,26%, e non sembrano conoscere la crisi dei consumi.
Il direttore di Cda, Lucio Roncoroni, parla di "dati allarmanti" che "confermano il trend di un calo generalizzato dei consumi in tutti i comparti. Nemmeno la stagionalità ci ha aiutato - conclude - mentre l'inflazione, che nel nostro settore sfiora il 2,80%, con picchi del 6% per i vini speciali, del 4,43% per le bibite piatte e di quasi il 3,50% per acqua, vini e aperitivi, non potrà che peggiorare ulteriormente la situazione".

Roma, 6 ago. (Apcom)